In questo articolo l'estratto di una mia consulenza. Una diagnosi tecnica è indispensabile per effettuare il risanamento di murature umide e degradate, al fine di poter ottenere al meglio il risanamento igienico. Vi è tuttavia un altro aspetto molto importante che è quello economico. Dover effettuare un risanamento molto spesso comporta a dover affrontare spese ingenti, tuttavia una diagnosi tecnica strumentale consente di non impiegare le risorse in lavorazioni inutili.
Daniele StevoliAprile 5, 2022
0 1.657 8 minuti di lettura
Come risanare i muri umidi?
Daniele Stevoli specialista umidità di risalita e patologie causate dall’acqua nelle costruzioni. Come risanare i muri umidi? Attraverso il metodo strumentale al fine di determinare le cause che hanno scatenato il degrado nelle murature in questione.
Certificazione del sottoscritto: UNI/PdR 56:2019 e RINA RC/C18 No. 21FI00200PN2.
Prima di procedere: con questo articolo non intendo schierarmi contro tecnici ed imprese edili, ma contro quella parte di essi che non esamina fino in fondo la situazione, a volte per la propria superficialità, altre volte anche per colpa del committente. Non è un fattore irrilevante il fatto che molto spesso il committente debba amministrare le proprie finanze. Tutto legittimo, ma un atteggiamento troppo rivolto al risparmio può indurre gli operatori ad una serie di errori di calcolo, oppure ad essere costretti a far quadrare i conti oltre le ogni possibilità.
Si pensa spesso che con i problemi di umidità nei muri non ci sia niente da fare! Questa errata convinzione purtroppo è ormai diventata una credenza popolare oltremodo diffusa. Lo è diventata a causa di operatori poco preparati, direttori dei lavori che adoperano senza sufficientemente conoscere le dinamiche fisiche dell’acqua, all’interno dei materiali da costruzione. Non ultimi dalle responsabilità, studi rinomati di progettisti che dedicano tutta l’attenzione ai requisiti strutturali e all’estetica, dimenticando l’impatto ambientale e indoor. Anche le norme igienico sanitarie locali vengono spesso ignorate, nonostante il fatto che sia obbligatorio rispettarle, basterebbe questo per evitare le patologie più importanti causate dall’acqua alle costruzioni.
Durante questa diagnosi, attraverso prelievi a cui hanno seguito analisi chimiche ed igrometriche, è stato possibile stabilire il i fattori che hanno scatenato il degrado, all’inizio incorrettamente attribuito alla semplice umidità di risalita dal terreno. Come sappiamo, l’umidità di risalita è un fenomeno molto raro, a cui però viene molto spesso attribuita la colpa per i degradi presenti all’interno dell’abitazione. Se vuoi sapere come risanare i muri umidi la diagnosi è essenziale sempre.
All’epoca del risanamento, per risolvere il problema il proprietario dell’immobile scelse di seguire le indicazioni fornitegli da un’impresa di sua fiducia e dallo studio ingegneristico, che stava dirigendo il consolidamento della struttura, studio specializzato nel consolidamento post-sisma. Il D.L. era specializzato nel consolidamento delle murature, ma non aveva alcuna preparazione riguardo gli effetti dell’acqua nelle costruzioni. L’impresa incaricata, come spesso avviene manifestò per prima la propria opinione (ma un opinione senza dati rimane un opinione), argomentando il problema come “umidità di risalita ascendente”, basandosi esclusivamente sulle proprie esperienze, le quali ahimè non hanno alcuna rilevanza scientifica.
L’impresa e lo studio di progettazione incaricato scelsero di rimuovere l’intonaco ammalorato per realizzare una barriera chimica alla base della muratura, a cui seguì la posa di un intonaco deumidificante, ovviamente il committente accettò la scelta. Dopo appena due mesi dall’esecuzione dei lavori, l’intonaco cosiddetto “antiumidità” cominciò a mostrare i primi segni di degrado. All’inizio lo scrostamento fu limitato alle zone immediatamente sopra i pavimenti, per poi raggiungere tutte le quote della muratura. Immediatamente dopo, impresa e studio ingegneristico diedero la colpa del loro mancato successo ad una risalita troppo prolungata nel tempo (una supercazzola), la quale secondo loro aveva eccessivamente intasato di sali i mattoni.
Dopo varie diatribe protrattesi per qualche annetto, in cui impresa e D.L. avevano effettuato vani tentativi di risanamento, fui contattato dal committente, il quale mi spiegò la situazione, dichiarando di avere a che fare con un caso di risalita molto simile a quello presente in un altro mio articolo. Arrivato sul posto la prima cosa che notai, fu che la muratura era stata rivestita da una controparete in cartongesso, distaccata per una decina di cm dal muro.
La parete in cartongesso aveva trasferito l’evaporazione nelle zone all’interfaccia con il solaio e nelle pareti laterali. Il cartongesso era in un avanzato stato di degrado, poiché installare una camera fredda, a ridosso di una muratura, all’interno di un ambiente non riscaldato scatena sempre fenomeni di assorbimento ed absorbimento. Causati dalla presenza di acqua sotto forma di condensa, che si origina nelle superfici esterne delle murature.
L’absorbimento avviene nel momento in cui si realizza l’assorbimento massimo, della quantità di acqua, che una muratura può trattenere. Può avvenire anche in assenza di risalita o infiltrazioni, se le condizioni termiche risultano piuttosto stabili e fredde rispetto l’ambiente.
La prima operazione è stato provvedere alla demolizione e smaltimento della parete in cartongesso. Le contropareti non devono essere mai utilizzate se non hanno uno scopo coibentante ben specifico, oltre a questo non tutte le superfici si prestano ad essere rivestite. In ambienti come seminterrati o cantine, può essere deleterio e scatenare l’avvento di numerose patologie nocive anche per l’organismo.
Dopo aver rimosso la parete in cartongesso, l’intonaco sottostante ha mostrato diversi segni di degrado, riconducibili ad altre patologie piuttosto che acqua proveniente dal terreno. Generalmente queste patologie possono essere facilmente distinguibili, ma deve essere comunque eseguita un’indagine chimica e igrometrica per determinare l’origine dell’acqua, della sua quantità e la presenza di materiali inquinanti come ad esempio i sali.
L’analisi dei sali ha mostrato come in realtà questi elementi non erano presenti nella muratura in quantità significative, pertanto la prima tesi avvalorata da parte di impresa e studio ingegneristico non poteva avere seguito. In alcune superfici i sali erano quasi completamente assenti, come se fossero stati dilavati o estratti. Questa situazione non è così comune, poiché i sali sono pressoché sempre presenti in tutti i materiali da costruzione.
Materiali di origine lapidea contengono già sali al loro interno, materiali composti da argilla, come i mattoni, comuni contengono sali al loro interno, aventi quantitativi variabili a seconda della qualità del materiale. Leganti come calce e cemento comuni da costruzioni contengono anch’essi sali, soprattutto solfati, residui dei vari cicli di lavorazione per la loro preparazione. Sali che si creano anche a seguito dalle cotture ad alte temperature dei materiali durante il processo industriale di produzione.
Tramite igrometro al carburo di calcio, la campionatura ha consentito di localizzare all’interno della muratura due zone maggiormente umide rispetto il resto della muratura. Queste due zone erano di dimensioni comprese fra i 2 e i 3 metri quadri di superficie totale. La prima zona era localizzata al centro della parete, estesa da terra fino a circa 70 cm di altezza. La seconda zona era localizzata a quota solaio, per tutta la zona ad angolo confinante con una colonna in laterizio, in cui alloggiano gli impianti.
Già da questi rilievi le motivazioni del degrado erano piuttosto evidenti, non era possibile che si trattasse di umidità da risalita capillare, poiché impossibile in quel caso avere quantitativi di acqua maggiori nelle zone più alte piuttosto che a quote più basse. L’analisi delle acque presenti all’interno del mattone ha consentito di determinare la provenienza di quest’ultima dagli scarichi. La parete confina con altra proprietà avente due bagni, uno al piano terra ed uno al piano primo. In entrambi i bagni erano presenti delle perdite nei tubi di scarico, causate da difetti di realizzazione.
Entrambi i bagni erano stati realizzati dalla stessa impresa, che aveva esageratamente sagomato le tubazioni di scarico mediante a fiamma. La sagomatura a fuoco veniva utilizzata per modificare la forma delle tubazioni in PVC, questo materiale poteva essere facilmente modificato, ma la sua elasticità veniva meno. Nel 2011, questa località fu interessata dal sisma dell’Emilia, pertanto alcuni fissaggi realizzati in plastica PVC non furono in grado di reggere le oscillazioni della struttura.
Le perdite dagli scarichi impiegano molto tempo per poter inumidire la parete e scrostare gli intonaci. L’acqua in questo caso si è accumulata all’interno della muratura velocemente, poiché è stata realizzata una barriera chimica alla base, che ha bloccato la dispersione di acqua in quella direzione. Anche l’intonaco denominato “deumidificante” ha causato l’accumulo di acqua all’interno della muratura, il quale però deumidificante non era…
L’intonaco deumidificante viene denominato così, poiché commercialmente parlando, il termine deumidificante è più accattivante agli occhi del consumatore. Rispetto la sua vera caratteristica che in realtà è di semi impermeabilità. Questo prodotto si basa sul concetto di realizzare un intonaco con una porosità talmente piccola da consentire il solo attraversamento da parte del vapore, ma non dell’acqua allo stato liquido. L’intonaco in sintesi resiste all’umidità, ma consente poca evaporazione.
Responsabilità
La maggiore responsabilità in questo caso deve ricadere all’interno del direttore di lavori, poiché se esperto in consolidamenti e sisma, deve essere esperto nelle patologie che possono essere scatenate indirettamente. La rottura degli scarichi è un fenomeno piuttosto frequente a seguito di terremoti. Pertanto un pacchetto di assistenza completa da parte di uno studio ingegneristico deve comprendere anche i danni e difetti causati dall’acqua.
Con questo non intendo spostare l’ago della colpa totalmente a carico dell’ ingegnere incaricato. Ma quest’ultimo deve avere le competenze per poter fare eseguire una diagnosi o eseguirla di persona. Piuttosto ragionevole attribuire una responsabilità di questo tipo, a fronte di una parcella che in questo caso ha raggiunto € 50.000.
Una diagnosi di questo tipo ha un costo di circa un migliaio di euro, consente di progettare come risanare i muri umidi, determinare la provenienza esatta del problema ed evitare numerose ed ingenti spese, sia di realizzazione, che di manutenzione. Soprattutto non sprecare le risorse economiche.
Per le inutili opere realizzate in precedenza il cliente fin ora aveva speso:
€2.400 per la realizzazione di una barriera chimica per caduta.
€2.800 per la realizzazione di un intonaco deumidificante antisale.
€350 per la tinteggiatura a base di silicati.
Dopo soltanto due mesi il cliente si è ritrovato con il problema degli intonaci nuovamente distaccati, a causa della muratura completamente umida. Perciò, scelse di realizzare una controparete in cartongesso per coprire la parete ammalorata. Indipendentemente dal fatto che il locale sia riscaldato oppure no, come nel caso di questo garage privato, non c’è voluto molto perché l’acqua raggiungesse anche il solaio e le murature confinanti.
Al momento dell’indagine è stato poi scoperto, che l’acqua è fuoriuscita dagli impianti fino a circa 5 anni prima della diagnosi, periodo in cui furono sostituiti completamente gli scarichi dei due bagni presenti.
Se avesse realizzato la diagnosi prima di effettuare il risanamento, il cliente avrebbe potuto chiedere il risarcimento da parte del confinante o dall’assicurazione di quest’ultimo.
Se avesse realizzato la diagnosi dopo i lavori di risanamento avrebbe potuto chiedere il risarcimento allo studio ingegneristico che lo seguiva e all’impresa edile che ne supportava il progetto.
In tutte le varianti possibili lo studio della patologia edile risulta impeccabile, al fine di poter ottenere il risultato migliore sempre per il committente.
Non è possibile nel 2022 avere una conoscenza completa di tutte le operazioni di isolamento necessarie all’interno di un edificio, è possibile delegare ogni singola operazione ad un tecnico qualificato in grado di determinare il risultato migliore soprattutto in termini di costi.
La patologia edile consenti inoltre di poter dibattere in fase di risarcimento nei confronti di un’assicurazione poco disponibile. Nel 90% dei casi i periti assicurativi non hanno alcuna conoscenza della patologia edilizia, poiché il tema non è inserito nei programmi di studio italiani, anche universitari.
Realizzare il risanamento in questo caso è stato decisamente poco oneroso. Prima si è eseguita la rimozione della controparete in cartongesso e degli intonaci. Sono stati rimossi i sali presenti e si è provveduto deumidificare la parete completamente.
Si è optato per un intonaco decisamente più traspirante del precedente, in modo da poter eventualmente localizzare in futuro la presenza di eventuali perdite. Con un procedimento di questo tipo è possibile realizzare un risanamento avendo garanzia di almeno anni 20.
In fase di realizzazione è sempre bene inoltre, richiedere alle varie imprese incaricate di nominare i prodotti utilizzati nella fattura che verrà di seguito fornita, in modo da poter organizzare una tracciabilità storica.
Spero ti sia piaciuto questo articolo “come risanare i muri umidi?”
Lo specialista dell'umidità di risalita
Benvenuto, in questo sito troverai le mie soluzioni ai problemi di umidità e non della pubblicità ai prodotti, non sono legato ad alcun tipo azienda fornitrice e non lo sarò mai, solo così posso permettermi di dire TUTTA la verità e FARE sempre il lavoro nel migliore dei modi.